Il Ministero della Salute
segnala un caso di encefalite da tick borne virus in un bambino di 5 anni,
ricoverato presso l’ospedale di Senigallia. Inizialmente al bambino era stata
sospettata una reazione avversa da farmaco in quanto, in seguito alla somministrazione di una
supposta di domperidone per vomito, aveva manifestato discinesie e distonie che
interessavamo il volto, i muscoli del viso, con difficoltà alla deglutizione
forzata, crisi extrapiramidali e fotofobia (3 ottobre 2012).
Anamnesi completamente negativa:
buona salute fino al giorno precedente quando, in occasione dell'episodio iperpiretico
e al vomito, è stata somministrata 1 supposta di domperidone.
Al follow up, eseguito con
estrema difficoltà e tardivamente per difficoltà di contatto telefonico, è
emersa una diagnosi di Encefalite da tick borne virus (confermata dal
laboratorio) attualmente in risoluzione con lievi sequele neurologiche
(problemi alla deambulazione).
30 gennaio 2013
Allerta in Europa per il formaggio francese con Listeria venduto in 12 Paesi
Il 28 dicembre 2012, il Ministero delle politiche agricole francese
ha diramato
un'allerta alimentare per la presenza di Listeria monocytogenes in
alcuni formaggi bovini, ovini e caprini prodotti dalla società francese
Fromagerie de Jussac. I formaggi sono stati venduti in diverse catene di
supermercati dal 31 ottobre al 26 dicembre 2012 .
Il formaggio è stato esportato in 12 Paesi compresa l'Italia (Andorra, Austria, Belgio, Francia Germania, Libano, Spagna, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Vietnam).
La segnalazione è stata diffusa anche attraverso il sistema di allerta europeo, questo vuol dire che tutti i Paesi interessati hanno ricevuto la notizia e si sono attivarti immediatamente per verificare che il produttore abbia ritirato il formaggio dagli scaffali di tutti i punti vendita, informando i consumatori.
Nella realtà, le cose sono andate diversamente. La Svizzera e il Lussemburgo, che non sono stati coinvolti direttamente nel richiamo, hanno diramato in modo tempestivo l'allerta. La notizia è stata rilanciata anche dalla televisione RSI e la rete di supermercati Migros ha annunciato il ritiro del prodotto dagli scaffali. In Belgio la notizia è stata diffusa, lo stesso giorno, dall'Agenzia federale per la sicurezza della catena alimentare. Il comunicato riporta una nota della società Dupont che informa di avere ritirato il prodotto e di avere avviato il richiamo dei lotti e invita i cittadini a non consumare il formaggio venduto nei supermercati Carrefour del Belgio. Nel comunicato del 4 gennaio 2013 si precisa la scadenza dei lotti prevista per il 13 febbraio 2013. Anche in Germania l'allerta è stata diramata in rete.
In Italia di solito tutto tace, ma non bisogna meravigliarsi. Il Ministero della Salute, contrariamente a quanto si fa in altri Paesi, non diffonde queste notizie. Le catene di supermercati che dovrebbero per legge informare i clienti, raramente diramano le allerte e, solo in casi eccezionali, provvedono ad appendere dei cartelli per avvisare la clientela nei negozi. Anche i produttori in genere "dimenticano” di avvisare i clienti.
C'è da chiedersi perchè il sistema di allerta europeo (Rasff) funzioni in un certo modo per i cittadini francesi, belgi e tedeschi e in un altro modo per gli italiani. La domanda forse merita qualche risposta da parte delle catene di supermercati, che raramente avvisano i consumatori quando ritirano dagli scaffali prodotti soggetti ad allerta. Forse qualche risposta dovrebbe darla anche il Ministero che si ostina a portare avanti una politica non proprio trasparente per cui l'avviso in rete viene diffuso solo 3-4 volte l'anno a fronte di decine di segnalazioni.
In questo caso Carrefour ha deciso di cambiare approccio e, di fronte ad un'allerta che ha coinvolto mezza Europa, il 4 gennaio 2013, ha pubblicato sulla pagina del sito una nota, per spiegare che è in corso un ritiro e un richiamo del formaggio. Nei punti vendita interessati, a partire dal 28 dicembre è stato ritirato il prodotto dagli scaffali e sono stati appesi dei cartelli per avvisare la clientela, invitandola a restituire il formaggio per il rimborso.
Il formaggio è stato esportato in 12 Paesi compresa l'Italia (Andorra, Austria, Belgio, Francia Germania, Libano, Spagna, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Vietnam).
La segnalazione è stata diffusa anche attraverso il sistema di allerta europeo, questo vuol dire che tutti i Paesi interessati hanno ricevuto la notizia e si sono attivarti immediatamente per verificare che il produttore abbia ritirato il formaggio dagli scaffali di tutti i punti vendita, informando i consumatori.
Nella realtà, le cose sono andate diversamente. La Svizzera e il Lussemburgo, che non sono stati coinvolti direttamente nel richiamo, hanno diramato in modo tempestivo l'allerta. La notizia è stata rilanciata anche dalla televisione RSI e la rete di supermercati Migros ha annunciato il ritiro del prodotto dagli scaffali. In Belgio la notizia è stata diffusa, lo stesso giorno, dall'Agenzia federale per la sicurezza della catena alimentare. Il comunicato riporta una nota della società Dupont che informa di avere ritirato il prodotto e di avere avviato il richiamo dei lotti e invita i cittadini a non consumare il formaggio venduto nei supermercati Carrefour del Belgio. Nel comunicato del 4 gennaio 2013 si precisa la scadenza dei lotti prevista per il 13 febbraio 2013. Anche in Germania l'allerta è stata diramata in rete.
In Italia di solito tutto tace, ma non bisogna meravigliarsi. Il Ministero della Salute, contrariamente a quanto si fa in altri Paesi, non diffonde queste notizie. Le catene di supermercati che dovrebbero per legge informare i clienti, raramente diramano le allerte e, solo in casi eccezionali, provvedono ad appendere dei cartelli per avvisare la clientela nei negozi. Anche i produttori in genere "dimenticano” di avvisare i clienti.
C'è da chiedersi perchè il sistema di allerta europeo (Rasff) funzioni in un certo modo per i cittadini francesi, belgi e tedeschi e in un altro modo per gli italiani. La domanda forse merita qualche risposta da parte delle catene di supermercati, che raramente avvisano i consumatori quando ritirano dagli scaffali prodotti soggetti ad allerta. Forse qualche risposta dovrebbe darla anche il Ministero che si ostina a portare avanti una politica non proprio trasparente per cui l'avviso in rete viene diffuso solo 3-4 volte l'anno a fronte di decine di segnalazioni.
In questo caso Carrefour ha deciso di cambiare approccio e, di fronte ad un'allerta che ha coinvolto mezza Europa, il 4 gennaio 2013, ha pubblicato sulla pagina del sito una nota, per spiegare che è in corso un ritiro e un richiamo del formaggio. Nei punti vendita interessati, a partire dal 28 dicembre è stato ritirato il prodotto dagli scaffali e sono stati appesi dei cartelli per avvisare la clientela, invitandola a restituire il formaggio per il rimborso.
Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/allerta-rasff-jussac-formaggio-carrefour.html
Il nuovo virus "simil sars" può saltare tra le specie più volte
Gli scienziati perfezionano l'identikit del nuovo coronavirus che sta allarmando gli epidemiologi di tutto
il mondo, dopo essere stato rilevato in Medio Oriente. Il virus simil-Sars -
che finora secondo i dati di laboratorio ha infettato nove persone causando
cinque decessi - utilizza recettori diversi rispetto alla Sars e puo' infettare
una serie di animali oltre all'uomo: dai pipistrelli ai maiali. Questo, secondo
i ricercatori dell'University of Bonn Medical Center (Germania), significa che
il patogeno puo' facilmente passare dagli animali all'uomo più volte e in
questi 'salti' mutare lievemente per adattarsi meglio al nuovo ospite.
Lo studio, pubblicato su 'mBio', mette in luce alcune caratteristiche del nuovo virus. "E' strettamente imparentato alla Sars e dal punto di vista clinico provoca le stesse malattie", dice Christen Drosten, primo autore della ricerca. Ma i due microrganismi non usano gli stessi recettori per penetrare nelle difese degli 'ospiti'. "Il nuovo virus non utilizza Ace2 come la Sars", assicura lo studioso. Questo lascia aperta la possibilità che il coronavirus mediorientale sia più contagioso. Indagando poi sulle specie vulnerabili al patogeno, gli studiosi hanno visto che questo e' in grado di reinfettare i pipistrelli dopo essere passato all'uomo e di contagiare anche le cellule dei maiali. Una caratteristica peculiare, secondo gli studiosi, che continuano a indagare sul virus.
Lo studio, pubblicato su 'mBio', mette in luce alcune caratteristiche del nuovo virus. "E' strettamente imparentato alla Sars e dal punto di vista clinico provoca le stesse malattie", dice Christen Drosten, primo autore della ricerca. Ma i due microrganismi non usano gli stessi recettori per penetrare nelle difese degli 'ospiti'. "Il nuovo virus non utilizza Ace2 come la Sars", assicura lo studioso. Questo lascia aperta la possibilità che il coronavirus mediorientale sia più contagioso. Indagando poi sulle specie vulnerabili al patogeno, gli studiosi hanno visto che questo e' in grado di reinfettare i pipistrelli dopo essere passato all'uomo e di contagiare anche le cellule dei maiali. Una caratteristica peculiare, secondo gli studiosi, che continuano a indagare sul virus.
Fonte:
Adnkronos salute
Salmone affumicato: il problema Listeria
Il problema del salmone affumicato si chiama Listeria
monocytogenes, particolarmente pericolosa per donne in gravidanza, persone
immunodepresse, bambini piccoli e anziani. La trasmissione avviene
principalmente per via alimentare parchè il batterio può essere presente nel
pesce crudo in salamoia e affumicato e sopravvive tranquillamente alle
temperature del frigorifero. Negli ultimi anni diverse partite di salmone
affumicato e fresco sono risultate contaminate. L’ultima allerta risale al 12
ottobre 2012, quando è stata rinvenuta in una lotto proveniente dalla
Danimarca.
La Listeria viene rapidamente inattivata a 70° C, dopo circa 10 secondi. Secondo uno studio pubblicato nel 2009 dal Journal of Food Science, affumicare il salmone a temperature adeguatamente elevate è un modo efficace per ridurre il rischio di Listeria nel pesce. Di conseguenza, le confezioni di salmone affumicato che riportano la dicitura “affumicato a caldo” (“hot smoked salmon”) offrono un’ottima garanzia, mentre il salmone selvatico dell’Atlantico o del Pacifico e il salmone d’allevamento, sottoposti ad affumicatura a freddo, restano comunque a rischio.
La situazione in Italia: purtroppo nel nostro paese, quasi tutto il salmone commercializzato è affumicato a freddo (circa 30° C), l’affumicatura a caldo dà al pesce un colore e un sapore particolare che da noi è poco apprezzato, a differenza di quanto accade nel Nord Europa.
Il secondo elemento di criticità, anche se di rilievo minore, riguarda l’Anisakis. Le larve di Anisakis simplex sono spesso presenti in prodotti ittici crudi (preparazioni con aceto o limone, sushi o sashimi) o non sufficientemente cotti, com’è il caso dei pesci affumicati. Come ospite intermedio, l’Anisakis è presente più di 100 specie di pesci comunemente consumati, tra cui salmone, tonno, sardina, acciuga, merluzzo, nasello, sgombro, triglia, pesce San Pietro. Una ricerca giapponese realizzata dall’Ocean Research Institute dell’Università di Tokyo nel 2000, dimostra la maggior frequenza del nematode nei salmoni selvatici rispetto a quelli di allevamento, molto più sicuri dei precedenti. Marinatura, salatura e affumicatura a freddo non hanno alcun effetto sull’Anisakis e l'infezione può essere prevenuta solo grazie alla cottura a temperature superiori a 60° C per 10 minuti oppure congelamento a -20° C per 24 ore. Nei paesi dell'Unione Europea la normativa CE 853/2004 impone il congelamento dei prodotti ittici a -20° C per almeno 24 ore in modo da inattivare le larve e questo trattamento è obbligatorio nel caso del salmone affumicato a freddo e del salmone venduto come sushi e sashimi.
Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/rischi-salmone-affumicato-listeria.html
La Listeria viene rapidamente inattivata a 70° C, dopo circa 10 secondi. Secondo uno studio pubblicato nel 2009 dal Journal of Food Science, affumicare il salmone a temperature adeguatamente elevate è un modo efficace per ridurre il rischio di Listeria nel pesce. Di conseguenza, le confezioni di salmone affumicato che riportano la dicitura “affumicato a caldo” (“hot smoked salmon”) offrono un’ottima garanzia, mentre il salmone selvatico dell’Atlantico o del Pacifico e il salmone d’allevamento, sottoposti ad affumicatura a freddo, restano comunque a rischio.
La situazione in Italia: purtroppo nel nostro paese, quasi tutto il salmone commercializzato è affumicato a freddo (circa 30° C), l’affumicatura a caldo dà al pesce un colore e un sapore particolare che da noi è poco apprezzato, a differenza di quanto accade nel Nord Europa.
Il secondo elemento di criticità, anche se di rilievo minore, riguarda l’Anisakis. Le larve di Anisakis simplex sono spesso presenti in prodotti ittici crudi (preparazioni con aceto o limone, sushi o sashimi) o non sufficientemente cotti, com’è il caso dei pesci affumicati. Come ospite intermedio, l’Anisakis è presente più di 100 specie di pesci comunemente consumati, tra cui salmone, tonno, sardina, acciuga, merluzzo, nasello, sgombro, triglia, pesce San Pietro. Una ricerca giapponese realizzata dall’Ocean Research Institute dell’Università di Tokyo nel 2000, dimostra la maggior frequenza del nematode nei salmoni selvatici rispetto a quelli di allevamento, molto più sicuri dei precedenti. Marinatura, salatura e affumicatura a freddo non hanno alcun effetto sull’Anisakis e l'infezione può essere prevenuta solo grazie alla cottura a temperature superiori a 60° C per 10 minuti oppure congelamento a -20° C per 24 ore. Nei paesi dell'Unione Europea la normativa CE 853/2004 impone il congelamento dei prodotti ittici a -20° C per almeno 24 ore in modo da inattivare le larve e questo trattamento è obbligatorio nel caso del salmone affumicato a freddo e del salmone venduto come sushi e sashimi.
Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/rischi-salmone-affumicato-listeria.html
Trichinella in Spagna
Trichinella è stata isolata in
alcuni cinghiali in Spagna nei comuni di Banarraba, Gaucine della regione
dell’Andalusia. Rimane alta la preoccupazione per le famiglie che generalmente
consumano la carne di tali animali. E’ stato stabilito di intensificare le
misure di controllo, testando tutti i cinghiali abbattuti nell’attività
venatoria.
Fonte: ProMed-Mail
del 9 dicembre 2012
Trichinellosi umana – un focolaio in Italia nella provincia di Lucca
Sui media è comparsa la notizia
di un’epidemia di trichinellosi che ha coinvolto 26 persone tra cacciatori e le
rispettive famiglie nella provincia di Lucca. L’epidemia è stata determinata
dal consumo di salsicce di cinghiale
cacciato (http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2013/2-gennaio-2013/mangiano-salsicce-crude-cinghiale-ventisei-casi-trichinellosi-2113378663212.shtml).
A tutt’oggi non sono disponibili dati ufficiali, né informazioni più dettagliate. E’ certo che la corata (polmone, fegato, cuore) e un frammento di muscolo di cinghiali selvatici abbattuti, devono essere portati al mattatoio locale per la visita ispettiva post-portem e per la ricerca di larve di Trichinella.
In Europa è in corso un confronto tra esperti dell’EFSA (European Food Safety Authority) sulla revisione e semplificazione dei metodi di ispezione delle carni. Questa epidemia, come afferma il Prof. Beniamino Cenci Goga dell’Università di Medicina Veterinaria di Perugia ed esperto EFSA, coinvolto nella revisione dei metodi ispettivi che ha segnalato i casi a ProMed-Mail, rileva la massima importanza della visita ispettiva post-mortem e del campionamento per la tutela della salute pubblica.
A tutt’oggi non sono disponibili dati ufficiali, né informazioni più dettagliate. E’ certo che la corata (polmone, fegato, cuore) e un frammento di muscolo di cinghiali selvatici abbattuti, devono essere portati al mattatoio locale per la visita ispettiva post-portem e per la ricerca di larve di Trichinella.
In Europa è in corso un confronto tra esperti dell’EFSA (European Food Safety Authority) sulla revisione e semplificazione dei metodi di ispezione delle carni. Questa epidemia, come afferma il Prof. Beniamino Cenci Goga dell’Università di Medicina Veterinaria di Perugia ed esperto EFSA, coinvolto nella revisione dei metodi ispettivi che ha segnalato i casi a ProMed-Mail, rileva la massima importanza della visita ispettiva post-mortem e del campionamento per la tutela della salute pubblica.
Fonte: ProMed-Mail
del 4 gennaio 2013
14 gennaio 2013
La formazione nelle Marche continua...
Il Gruppo di lavoro che sta coordinando il Progetto Zoonosi è impegnato da alcuni mesi in eventi formativi sulla sorveglianza delle zoonosi. Si prevede di raggiungere tutte le aree vaste dell'ASUR Marche entro i primi mesi del 2013. Si sono già tenuti corsi a Jesi (AV 2) e Fermo (AV 4), mentre sabato 12 gennaio è stata la volta di Fano (AV 1).
Nelle prossime settimane il materiale di tutti i corsi svolti sarà pubblicato nel sito Veterinaria e Sicurezza Alimenti della Regione Marche.
Qui inseriamo i link di alcuni degli interventi presentati nel mese di settembre 2012 a Jesi.
- Capezzone G. - Zoonosi: le dimensioni del problema
- Cimini D. e Duranti A.- La sorveglianza delle zoonosi: Il Progetto CCM e il Piano Regionale della Prevenzione
- Schimizzi A.M. - Approfondimenti clinici su alcune zoonosi ed arbovirosi
- Pauri P. - Il ruolo del laboratorio di Microbiologia nella diagnosi delle zoonosi
- Bagnarelli P. e Marinelli K. - La Sorveglianza delle Meningoencefaliti virali estive
Nelle prossime settimane il materiale di tutti i corsi svolti sarà pubblicato nel sito Veterinaria e Sicurezza Alimenti della Regione Marche.
Qui inseriamo i link di alcuni degli interventi presentati nel mese di settembre 2012 a Jesi.
- Capezzone G. - Zoonosi: le dimensioni del problema
- Cimini D. e Duranti A.- La sorveglianza delle zoonosi: Il Progetto CCM e il Piano Regionale della Prevenzione
- Schimizzi A.M. - Approfondimenti clinici su alcune zoonosi ed arbovirosi
- Pauri P. - Il ruolo del laboratorio di Microbiologia nella diagnosi delle zoonosi
- Bagnarelli P. e Marinelli K. - La Sorveglianza delle Meningoencefaliti virali estive
8 gennaio 2013
Formazione a Fano
Sabato 12 gennaio continua nelle Marche la formazione sulla sorveglianza delle zoonosi promossa nel contesto del progetto CCM “Sorveglianza delle Zoonosi“, principalmente incentrato sulla promozione delle attività formative.
L’incidenza delle zoonosi è in crescita, in tutto il mondo, a causa di una serie di fattori tra i quali i cambiamenti climatici, l'incremento dei viaggi e dello scambio di merci. Tali fattori sono la causa anche della ricomparsa di malattie non zoonotiche, debellate in Italia da anni, come la malaria. A fronte di tale complessa problematica, è evidente la necessità di incrementare le attività di sorveglianza su tutto il territorio e i percorsi di collaborazione interdisciplinare. In un campo complesso, come quello delle zoonosi, il sapere clinico e quello epidemiologico devono crescere su un percorso condiviso. Si ritiene infatti che, soltanto da percorsi integrati tra il Dipartimento di Prevenzione, l’Ospedale e il Territorio, possa derivare la tempestiva rilevazione dei potenziali rischi per la salute umana; per questo motivo il Progetto CCM .
Appuntamento dunque, per tutti gli iscritti, a Fano, Centro Pastorale Diocesano, sabato 12 gennaio 2013 dalle ore 8.30 alle 14.
(per ulteriori informazioni inviare e-mail a formazione.asurzt3@sanita.marche.it)
L’incidenza delle zoonosi è in crescita, in tutto il mondo, a causa di una serie di fattori tra i quali i cambiamenti climatici, l'incremento dei viaggi e dello scambio di merci. Tali fattori sono la causa anche della ricomparsa di malattie non zoonotiche, debellate in Italia da anni, come la malaria. A fronte di tale complessa problematica, è evidente la necessità di incrementare le attività di sorveglianza su tutto il territorio e i percorsi di collaborazione interdisciplinare. In un campo complesso, come quello delle zoonosi, il sapere clinico e quello epidemiologico devono crescere su un percorso condiviso. Si ritiene infatti che, soltanto da percorsi integrati tra il Dipartimento di Prevenzione, l’Ospedale e il Territorio, possa derivare la tempestiva rilevazione dei potenziali rischi per la salute umana; per questo motivo il Progetto CCM .
Appuntamento dunque, per tutti gli iscritti, a Fano, Centro Pastorale Diocesano, sabato 12 gennaio 2013 dalle ore 8.30 alle 14.
(per ulteriori informazioni inviare e-mail a formazione.asurzt3@sanita.marche.it)
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