3 settembre 2013

West Nile Virus, prevenzione e sospensione delle donazioni

Il Centro Nazionale Sangue del Ministero della Salute ha fornito le indicazioni per la prevenzione dell'infezione da West Nile Virus (WNV) mediante trasfusioni. Con la circolare del 24 maggio, vengono aggiornate le misure di sospensione temporanea (28 giorni) dei donatori di sangue e di emocomponenti che abbiano soggiornato anche solo per una notte nei luoghi indicati nel periodo dal 01 luglio al 30 novembre 2013: la restrizione riguarda le provincia di Treviso, Venezia, Matera, tutte le province del Friuli Venezia Giulia e tutte le province della Sardegna. Per i residenti donatori si applica il NAT testing. Altre restrizioni alla donazione sono a carico dei cittadini donatori che abbiano soggiornato all'estero - anche solo per una notte - in alcuni Paesi elencati nella circolare. I dati di sorveglianza epidemiologica dei casi umani di malattia da WNV, raccolti nella stagione estivo-autunnale 2012, hanno messo in evidenza una importante circolazione virale in questi territori, dove si sono registrati 39 casi confermati di malattia, di cui 30 nel solo Veneto. Il Centro Nazionale Sangue invita le strutture regionali per le attività trasfusionali e le strutture regionali di sanità pubblica a mantenere "stretti rapporti di comunicazione in merito agli esiti delle misure di sorveglianza (entomologica, veterinaria e umana) della circolazione del Virus, per intercettare tempestivamente un eventuale innalzamento del livello di rischio per la trasmissione trasfusionale e consentire il conseguente aggiornamento in tempo reale delle misure per la sua prevenzione.
Per la stagione estivo-autunnale del 2013, il Centro adotta una linea di intervento basata sulla sorveglianza dei donatori, conformemente al documento "West NIle Virus and blood safety: introduction to a preparedness Plan in Europe".

http://www.centronazionalesangue.it/content/circolare-24-maggio-2013-centro-nazionale-sangue

West Nile Virus in USA: i dati del 2012

I CDC Americani hanno pubblicato i dati definitivi relativi ai casi segnalati di West Nile Virus  negli Stati Uniti nell’anno  2012. Nel corso dell’anno in tutti i 48 stati contigui, il Distretto della Columbia e Porto Rico è stato isolato il virus in persone, uccelli o zanzare. I casi umani sono stati  5674 casi, con 286 decessi. Il 51% dei casi (2.873) sono stati classificati come malattia neuro invasiva (meningite o encefalite) ed i restanti casi (49% - 2801) sono stati classificati come non-neuroinvasive. L’anno 2012 ha avuto il più alto numero di casi segnalati e di decessi  dal 2003 (il numero massimo di decessi è stato registrato nel 1999). Il 62% di tutti i casi segnalati è stato rilevato in California, Louisiana, Michigan, Mississippi, Oklahoma, South Dakota e Texas. Il Texas ha avuto, da solo, il 33% (1877) di tutti segnalati casi di WNV dell’anno  2012.
Fonte: ProMed-mail 15 maggio 2013  

29 agosto 2013

Informazioni sulle malattie trasmesse da vettori... su Facebook!

Nell'era del Web 2.0 e dei Social network non poteva mancare una pagina dedicata alle malattie trasmesse da vettori nel più popolare Social network del pianeta! Il consiglio dunque è quello di cliccare "Mi piace" sulla pagina in questione e seguirne gli sviluppi... https://www.facebook.com/#!/vectorbornedisease

2 maggio 2013

Zoonosi. Relazione annuale Efsa-Ecdc: in aumento le infezioni da Campylobacter e Vtec, casi di Salmonella in costante calo

E’ stata pubblica la relazione annuale sulle principali zoonosi e sui focolai infettivi di origine alimentare relativa ai dati del 2011. Il documento è stato elaborato congiuntamente dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC).
La campylobatteriosi si conferma la malattia zoonotica più frequentemente segnalata nell’uomo in Europa, con un continuo aumento dei casi riferiti negli ultimi cinque anni. La tendenza rilevata per i casi di Escherichia coli produttore di verocitossina (Vtec/Stec) negli esseri umani è in aumento dal 2008 ed è stata incrementata dal focolaio epidemico verificatosi nell’estate del 2011. I casi di Salmonella nell’uomo continuano a diminuire, facendo registrare un calo per il settimo anno consecutivo grazie ai programmi di controllo della Salmonella negli allevamenti avicoli, attuati dagli Stati membri dell’UE e dalla Commissione europea. La Salmonella, è stata riscontrata con maggiore frequenza nella carne di pollo fresca, così come nella carne di pollo macinata e nei preparati a base di carne di pollo.
La relazione evidenzia inoltre un totale di 5 648 focolai infettivi di origine alimentare registrati nell’UE nel 2011. I focolai infettivi di origine alimentare comprendono due o più casi nell’uomo nei quali è stato consumato lo stesso alimento contaminato . Questi focolai hanno colpito 69 553 persone e causato 93 decessi. Salmonella si conferma la causa più frequentemente segnalata dei focolai infettivi di origine nota (26,6% del totale), seguita da tossine batteriche (12,9%) e Campylobacter (10,6%). Le più comuni fonti alimentari dei focolai sono state uova e ovoprodotti, alimenti compositi, pesce e prodotti a base di pesce.
Negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento dei casi di echinococcosi alveolare nell’uomo, una malattia causata dal parassita Echinococcus multilocularis. In diversi Paesi dell’Europa centrale questo parassita è stato segnalato in genere nelle volpi, che rappresentano la principale fonte di infezione per l’uomo.
La relazione esamina un totale di 10 malattie zoonotiche, tra cui listeriosi, echinococcosi, yersiniosi, brucellosi, tubercolosi da Mycobacterium bovis, trichinellosi, rabbia e costituisce per la Commissione europea e gli Stati membri dell’UE uno strumento di supporto nel monitoraggio e nella riduzione dei rischi correlati alle malattie zoonotiche

Fonte: The European Union Summary Report on Trends and Sources of Zoonoses, Zoonotic Agents and Food-borne Outbreaks in 2011

Malattie infettive in Europa: il rapporto annuale dell’Ecdc (2012)

21 marzo 2013 - Giunto alla sesta edizione, l’Annual Epidemiological Report 2012, pubblicato dall’Ecdc a marzo 2013, rappresenta uno strumento importante per decisori, operatori sanitari, epidemiologi e ricercatori, poiché fornisce una panoramica sulla sorveglianza di oltre 50 malattie infettive attualmente a notifica obbligatoria nell’Ue. Il documento presenta sia i dati del 2010 sia l’analisi delle minacce di salute individuate nel 2011.
Risultati relativi alle zoonosi e malattie da vettori:
- Malattie trasmesse da acqua e cibo.
Le infezioni da Campylobacter sono le più frequenti infezioni gastrointestinali nell'Ue. I tassi riportati sono in aumento, la maggior parte dei casi sono sporadici, con alti picchi stagionali in estate. La carne di pollame è considerata la più importante fonte di origine alimentare dell'infezione, spiegando il 20-30% dei casi umani di Campylobacter.
L'infezione da Salmonella è la seconda malattia gastrointestinale in tutta l'Ue. L'incidenza di infezione da Salmonella è stata in costante calo dal 2004, in parte grazie ai maggiori controlli dell'Ue negli allevamenti di pollame. Tuttavia, i focolai di Salmonella sono ancora molti. Le malattie parassitarie come la Criptosporidiosi e Giardiasi, sono cause relativamente comuni di infezioni gastrointestinali in Europa ma sono soggette a sottostima e sotto-segnalazione. Esse sono spesso associate al trattamento insufficiente delle acque di approvvigionamento. Da segnalare il grande focolaio di Cryptosporidium a Östersund in Svezia nel 2010-11. La più grande epidemia di infezione da Escherichia coli (Stec) si è verificata in Germania nel 2011, a causa di un nuovo tipo di Stec correlato al consumo di germogli contaminati

- Malattie trasmesse da vettore
Le malattie trasmesse da vettore, in particolare la Malaria, la Dengue e la Chikungunya, rimangono un problema significativo per i Paesi Ue che spesso riportano casi tra viaggiatori di ritorno da Paesi in cui queste patologie sono endemiche. C’è però il rischio che queste infezioni si sviluppino anche a livello autoctono. In Spagna, Belgio e Grecia sono stati segnalati casi indigeni di malaria nel 2010 e un focolaio di malaria si è verificato in Grecia nel 2011. Due casi autoctoni di febbre Dengue e due di Chikungunya sono stati segnalati dalla Francia nel 2010. In Italia, i casi di Dengue sono quintuplicati, passando da 10 nel 2009 a 51 nel 2010 e a livello europeo è passata da 522 a 1.622 casi. La febbre del Nilo occidentale riemerse in Grecia nel 2010 sta diventando sempre più frequente nei Paesi del Sud-Est Europa . Parte di questo aumento è dovuto al miglioramento della sorveglianza.
- Resistenze agli antibiotici e infezioni correlate all’assistenza
La resistenza agli antibiotici in Europa continua a crescere specialmente per i patogeni Gram-negativi. L’aumento della resistenza antimicrobica osservata in Escherichia coli e in Klebsiella pneumoniae è continuata nel 2010, associata in particolare a ceppi multi-resistenti e beta-lattamasi a spettro esteso. Il problema emergente è senz’altro la resistenza degli enterobatteri (specialmente K. pneumoniae) ai carbapenemi.


Fonte: http://www.ecdc.europa.eu/en/Pages/home.aspx

Volpe positiva per Trichinella in provincia di Arezzo

Una volpe trovata morta nel comune di Arezzo è risultata positiva alle analisi per Trichinella spp. eseguite dalla sezione di Arezzo dell’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana. Le larve sono state inviate all’Istituto Superiore di Sanità, Centro di riferimento internazionale per le trichinellosi, dove è stata identificata la specie Trichinella psudospiralis.


La volpe svolge il ruolo di animale serbatoio per Trichinella in particolar modo per Trichinella britovi e quest’ultima può trasmettersi ai suidi (domestici e selvatici, quale il cinghiale) e al cavallo attraverso l'ingestione di animali infestati ed infine trasmettersi all’uomo attraverso l’ingestione di carne cruda o poco cotta. La volpe è quindi considerata il migliore indicatore della presenza del parassita.
Recentissimo (gennaio 2013) l’episodio di 26 persone, cacciatori e loro familiari, colpite da trichinellosi (Trichinella britovi) nell’Alta Val del Serchio (LU) a seguito dell’ ingestione di salsicce di cinghiale crude contaminate.

Fonte: IZS Lazio e Toscana - 09/03 e 22/04


Allerta per l'epidemia di Dengue in Brasile e Paraguay

Brasile: oltre 41 mila casi sospetti di Dengue, malattia trasmessa dalla zanzara Aedes aegypti. Sono già 35 le città dello Stato di Rio de Janeiro colpite dall’epidemia, il che corrisponde al 38% dei Comuni locali, in base a informazioni confermate dalla segreteria statale di Salute. Stando ai dati più recenti, l'epidemia ha avuto un aumento del 38% a livello geografico e del 24% per numero di casi registrati, rispetto allo stesso periodo del 2012.
In paraguay: 32 morti dall'inizio dell'anno. I casi di dengue confermati da quando è stato lanciato l'allarme per l'epidemia sono ben 31.866. L'anno scorso nel paese sono decedute per tale malattia 70 persone. prima del 2007 in tutto il Paese non si erano mai registrati morti per Dengue.

Fonte: Agi 15 marzo 2013 e www.healthmap.org/dengue/



30 aprile 2013

Morsi di animali: un rilevante problema di Sanità Pubblica

L’Oms ha pubblicato una nota informativa sui morsi di animali all’uomo e le conseguenze sanitarie che possono provocare: i morsi di animali infatti, in particolare quelli di serpenti, cani, gatti e scimmie, rappresentano una causa rilevante di infezioni e mortalità nel mondo.
L’impatto sulla salute umana può dipendere dalla specie e dallo stato di salute dell’animale, dalla persona (adulto, bambino, in salute o meno) e dall’accessibilità a cure adeguate.
5 milioni di persone all’anno vengono morse da serpenti soprattutto in Africa e Sud-Est asiatico. Le circa 600 specie di serpenti velenosi causano 2,4 milioni di casi di avvelenamento, un numero di morti che si aggira tra i 94 e i 125 mila l’anno e oltre 400mila amputazioni e altre gravi conseguenze.
10 milioni di persone, con una netta prevalenza di bambini, vengono morse da cani in un anno. Solo negli Usa 4,5 milioni di persone l’anno vengono morse da cani, 855mila vengono visitate in strutture sanitarie e 30mila subiscono interventi chirurgici ricostruttivi. Una percentuale tra il 3-18% delle persone morse sviluppano infezioni. Fra i paesi sviluppati, Australia, Canada e Francia registrano incidenze simili. I dati dei paesi a basso e medio reddito sono più frammentati, ma gli studi suggeriscono che i cani siano responsabili del 76-94% dei morsi di animali. La rabbia rappresenta un problema in particolare per questi paesi e causa ogni anno 55mila decessi, la maggior parte causati da morsi di cani rabbiosi.
I gatti sono responsabili per il 2-50% delle ferite da morso. In Italia l’incidenza delle ferite causate da morsi di gatto è di 18 su 100mila abitanti. Negli Usa si registrano 400mila morsi l’anno e 66mila accessi ai reparti di emergenza degli ospedali.
Le scimmie sono responsabili del 2-21% di ferite da morso e i soggetti a rischio sono soprattutto i viaggiatori. L’Oms sta lavorando per affrontare questo problema di sanità pubblica: per i morsi di serpente ha lanciato vari strumenti che costituiscono una guida per lo sviluppo, distribuzione e amministrazione degli antiveleno; per la rabbia auspica un maggior accesso ai trattamenti post esposizione promuovendo campagne di prevenzione e controllo ed estendendo l’immunizzazione della popolazione canina. Sui morsi da animali in genere ritiene prioritarie iniziative volte alla raccolta dati per determinarne i fattori di rischio, al rafforzamento dei servizi di emergenza per le persone colpite; alla promozione iniziative di ricerca che si concentrino sull’efficacia degli interventi di prevenzione sulle popolazioni maggiormente esposte.


10 aprile 2013

Virus H7N9 - Link per aggiornamenti

Per rimanere costantemente aggiornati sulle evoluzioni epidemiologiche del virus dell'influenza A (H7N9), che ha già provocato 9 vittime in Cina,  consultare il sito del Ministero della Salute www.salute.gov.it e il blog realizzato e gestito dal dr. Daniel Fiacchini (Dirigente Medico Servizio Igiene e Sanità Pubblica Fabriano)  http://pandemitalia.blogspot.it

8 marzo 2013

Allo studio un vaccino per la leishmaniosi umana

Il rischio di reintroduzione di alcune malattie esotiche portate da vettori in Europa è diventato un argomento di attualità. Focolai di leishmaniosi sono stati riscontrati recentemente in tutti i paesi del sud dell'Europa, con 700 casi tra gli esseri umani autoctoni riportati ogni anno (3950 se si include la Turchia).
La leishmaniosi è una malattia diffusa dalla puntura del flebotomo femmina. I sintomi della leishmaniosi cutanea comprendono: difficoltà respiratorie, infiammazioni cutanee che possono diventare ulcere della pelle, naso tappato, diarrea, febbre, vomito e affaticamento, per citarne solo alcuni. La morte sopraggiunge per altre complicazioni da altre infezioni piuttosto che per la malattia stessa. La malattia si diffonde a causa di diversi fattori di rischio, uno dei quali è il clima. Le attuali strategie di cura comportano vari farmaci, l'uso dei quali è collegato allo sviluppo della resistenza. Inoltre tali cure sono di solito piuttosto costose rispetto alla reale ricchezza delle nazioni colpite.
Per risolvere questo problema, un consorzio internazionale di sette partner formato da paesi delle aree endemiche ha affrontato la questione attraverso il progetto RAPSODI. Il progetto è finanziato dall'UE nell'ambito del programma HEALTH-2007-2.3.4-2 del Settimo programma quadro (7º PQ) con lo scopo di sviluppare un vaccino sicuro ed efficace che generi una risposta immunitaria ampiamente protettiva contro la maggior parte di tutte le specie di leishmania che causano la leishmaniosi in tutto il mondo. Un vaccino unico sarebbe così in grado di proteggere le persone a rischio dai vari fenotipi clinici (e cioè la leishmaniosi viscerale, cutanea e mucocutanea, LV, LC e LM rispettivamente).
Inoltre, il progetto RAPSODI ha proposto di determinare tutte le relative misure necessarie per i successivi test clinici, come la selezione dei pazienti eleggibili e la valutazione dell'efficacia del vaccino. Anche se il vaccino umano non sembra pronto per il momento, il progetto è riuscito a creare un protocollo comune per la diagnostica della malattia, favorendo una visione comune del problema globale della leishmaniosi che prende allo stesso tempo in considerazione le specificità regionali. Il progetto ha rinforzato la comunità di ricerca, sviluppando capacità dei Paesi e scientifiche nell'ambito della ricerca sullo sviluppo del vaccino per il controllo della leishmaniosi.

Fonte: www.fp7-rapsodi.eu/  

Le verdure battono i frutti di mare per intossicazioni alimentari

Uno studio dei Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta conferma che le verdure sono la prima fonte di intossicazione alimentare. Lo studio pubblicato su Emerging Infectious Diseases rivela che negli Usa il primato per i casi intossicazione spetta ai vegetali, con 9,6 milioni di casi tra 1998 e 2008 e 1.500 morti. A molta distanza i frutti di mare: i mitili, spesso sul banco degli imputati, in realtà sono meno pericolosi di spinaci e lattuga. Sul totale, rappresentano solo il 3,4% delle tossinfezioni alimentari.
Le cause: “La maggior parte delle contaminazioni è dovuta a norovirus presenti durante la produzione, mentre le infezioni più presenti nel pollame sono quelle da salmonella e listeria”, spiegano i ricercatori analizzando i dati del mercato americano. Le verdure a foglia larga rappresentano il 23% di tutti i casi sanitari, seguite da latticini, frutta e pollame. La carne pollo, per i dati Usa, è invece la prima responsabile di mortalità per cause alimentari: 19% dei casi.

Fonte: http://wwwnc.cdc.gov/eid/

Malattie tropicali: la Dengue è la più pericolosa

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato il II rapporto sulle malattie tropicali neglette che evidenzia i progressi senza precedenti raggiunti nel corso degli ultimi due anni con riferimento a 17 malattie fra cui Dengue, Rabbia, Malattia di Chagas, Leishmaniosi, Echinococcosi. Lancia anche l'allarme: la più pericolosa è la Dengue.
In forte crescita sul pianeta la malattia potrebbe aver gia' infettato 50 milioni di persone in tutto il pianeta ed ha, afferma l’OMS, le potenzialità per diventare pandemica. La malattia e' trasmessa da un virus che 'viaggia' con alcune specie di zanzare e la diffusione e' facilitata dal movimento di persone e beni, soprattutto piante di bambù e copertoni usati, oltre che dalle inondazioni legate ai cambiamenti climatici.
Nel 1950 la malattia era diffusa solo in pochi paesi, sottolinea l'agenzia Onu, mentre ora sono 125 le nazioni che hanno riportato casi e lo scorso anno si e' avuto il primo grande focolaio europeo, sull'isola portoghese di Madeira: "I casi segnalati sono 2 milioni - si legge nel comunicato - ma sono molti meno di quelli che in realtà si sono avuti. Le nostre stime parlano di 50 milioni di persone infettate ogni anno, mentre per alcune analisi indipendenti sono addirittura 100".
Analizzando i progressi nel controllo delle singole malattie, il documento indica come obiettivo progressivo l'eliminazione o eradicazione delle malattie tropicali neglette entro il 2020; sottolinea la necessità di lavorare a stretto contatto con il settori dell'istruzione, l'agricoltura e la sanità pubblica veterinaria nei programmi di controllo delle malattie.

Fonte OMS: 18.01.2013

World Malaria Report 2012 – Organizzazione Mondiale della Sanità

Lo scorso dicembre, come tutti gli anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato  il “World Malaria Report 2012” che raccoglie i dati epidemiologici, relativi al 2011, da 103 Paesi in cui la malaria è ancora endemica, aggiornando così quelli del rapporto 2011 (dati 2010).
Il rapporto 2012 non presenta significative differenze rispetto al precedente: la malaria è in fase di eliminazione o pre-eliminazione solo in pochi Paesi a clima temperato e/o dove è prevalente, se non esclusiva, la presenza del vettore Plasmodium vivax. Viceversa la situazione risulta sostanzialmente stabile nei Paesi a clima tropicale o subtropicale dove i livelli di endemia sono alti, con una stima di circa 250 milioni di nuovi casi e oltre 600 mila decessi, per la gran parte concentrati nel continente africano. Quindi dopo i successi che hanno caratterizzato la prima decade del nuovo secolo, ora la lotta contro la malaria sembra segnare il passo. Questo è dovuto al repentino calo dei finanziamenti internazionali nell’ultimo biennio (2011-2012). La somma resa disponibile per la prevenzione e il controllo della malaria nel 2011, infatti, è stata pari a 2,3 miliardi di dollari, meno della metà di quanto stimato come annualmente necessario per avvicinarsi ai forse troppo ambiziosi obbiettivi posti dall’Oms per il 2015:

  • abbattimento del tasso di mortalità a livelli vicini allo zero in tutte le aree di endemia;

  • riduzione del 75% del numero di casi annui rispetto ai valori del 2000;

  • eliminazione della malaria dalla Regione Europea dell’Oms e da ulteriori 10 Paesi rispetto al 2008;

  • avere almeno buone speranze di raggiungerli effettivamente nel 2020.
Fonte: Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate, Mipi-Iss

Anisakidae: valutazione del rischio ed indicazioni operative per i controlli ufficiali alla luce del quadro normativo

Il problema dell'infestazione di parassiti del genere Anisakis nei prodotti della pesca è stato più volte, negli ultimi anni, oggetto di attenzione da parte dei media a seguito di notevoli quantitativi di prodotti ittici sequestrati dagli organi di controllo in varie parti d'Italia. Dal nostro Paese, inoltre, vengono la maggior parte delle segnalazioni di allerta sulla problematica a livello Europeo. Al fine di disporre di un documento che indichi gli effettivi rischi per la salute dei cittadini collegati alla presenza di Anisakis nei prodotti e che sia in linea con le normative in vigore per il settore, i Medici Veterinari di alcune ASL del Piemonte in collaborazione con esperti dell’Università e dell’Istituto Zooprofilattico, hanno realizzato il documento “Anisakidae: valutazione del rischio e indicazioni operative per i controlli ufficiali alla luce del quadro normativo.
Leggi l’articolo: “Anisakidae: valutazione del rischio e indicazioni operative per i controlli ufficiali alla luce del quadro normativo”

Fonte: Ce.I.R.S.A Centro Interdipartimentale di Ricerca e Documentazione per la Sicurezza Alimentare 29 gennaio 2013

Latte crudo: pubblicate in Gazzetta le regole per la salute

E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2013, in attuazione del Decreto Sanità, il Decreto della Salute 12 dicembre 2012 "Informazioni obbligatorie e misure a tutela del consumatore di latte crudo o crema cruda".
Il decreto stabilisce che:
- l'operatore del settore alimentare che immette sul mercato latte crudo o crema cruda destinati all'alimentazione umana diretta deve riportare sulla confezione del prodotto o in etichetta la dicitura: «prodotto da consumarsi previa bollitura»;
- l'operatore del settore alimentare che utilizza distributori automatici per la vendita diretta di latte crudo deve:
a) riportare in maniera chiara e visibile sul frontale del distributore automatico, in rosso e con caratteri di almeno 4 centimetri, la dicitura: «prodotto da consumarsi previa bollitura»;
b) indicare in maniera chiara e visibile la data di mungitura del latte e la data di scadenza dello stesso, che non deve superare i tre giorni dalla data di mungitura;
c) escludere la disponibilità di contenitori destinati al consumo in loco del prodotto.

- Nel caso in cui il distributore di cui al comma 1 disponga di un sistema di imbottigliamento, detti contenitori dovranno riportare in etichetta le indicazioni di cui alle lettere a) e b) con caratteri di almeno un centimetro e di colore rosso.

Nuovo Piano di controllo sull'echinococcosi in Sardegna

Un approccio innovativo che punta ad eradicare l’echinococcosi cistica mediante l’uso sperimentale di un vaccino sugli ovini dell’Isola. La Giunta Regionale ha accolto la proposta dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna (IZS) e ha approvato il nuovo Piano di controllo dell'echinococcosi, una malattia trasmissibile dagli animali all’uomo. L’intervento prevede una prima fase di sperimentazione di due anni in una “zona pilota” (territori di competenza delle Asl di Nuoro, Olbia e Sassari che ospitano il 17% del patrimonio ovino sardo), da affiancare alle tecniche tradizionali di formazione sanitaria, prevenzione, contrasto della macellazione clandestina, corretto smaltimento delle carcasse, lotta al randagismo ed estensione dell’anagrafe a tutta la popolazione canina rurale. I risultati ottenuti serviranno per estendere gli interventi su tutto il territorio regionale.
IMPATTO ECHINOCOCCOSI. In Sardegna l’echinococcosi cistica, nonostante le numerose campagne di controllo attuate negli ultimi 50 anni, è ancora endemica, con un notevole impatto sanitario, sociale ed economico. Dal 2001 al 2010 sono stati registrati 1502 ricoveri con un tasso medio annuo di 6,5 pazienti ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 2,4 casi per 100.000 abitanti (dati Ministero della Salute 2001-2005). I picchi più alti sono stati registrati nella Provincia di Nuoro, dove il tasso medio annuo è di 12,2 pazienti/100.000 abitanti. Il costo diretto medio per un caso di echinococcosi cistica in Sardegna è stato valutato in circa 6 mila euro per una spesa di 7 milioni di euro negli ultimi dieci anni. A questo vanno aggiunte le perdite economiche per il settore zootecnico, che, a causa della patologia, registrano un calo di produzione del latte del 5%.
L'adozione del nuovo Piano è stata sostenuta dal Ministero della Salute, dalla Regione e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità

Fonte: Istituto Zooprofilattico della Sardegna (IZS)

Addio Salmonella: i protocolli inglesi e le uova certificate ne hanno ridotto notevolmente la diffusione

Ogni anno in Europa si registrano poco meno di sei milioni di casi di infezioni da Salmonella. La questione non è banale, il batterio che si trasmette nella catena alimentare, principalmente attraverso uova, derivati del latte, carne di pollo, manzo o suino, provoca diversi disturbi quali: diarrea, disidratazione, febbre, dolori addominali e vomito.
Cosa fare per contenere i focolai di infezione e arginare il numero di Salmonelle circolanti? Una possibile risposta viene dalla Gran Bretagna, dove tra il 1981 e il 1991 si è registrato un aumento record dei casi (170%), a causa di un’epidemia di Salmonella Enteritidis che ha raggiunto la massima espansione nel 1993. Da quel momento è scattato un piano di interventi, che ha portato a una drastica riduzione delle infezioni tra i polli e anche tra gli uomini. Come hanno raccontato gli esperti dell’Università di Liverpool, che hanno appena pubblicato un resoconto su Clinical Infectious Diseases, le misure comprendevano un rigido controllo della movimentazione dei polli e della loro carne, la macellazione obbligatoria di tutti gli animali degli allevamenti dove si riscontrava un’infezione, la loro disinfezione e la vaccinazione specifica volontaria. Questa iniziativa è stata incentivata dal governo ed è iniziata nel 1994 negli allevamenti adibiti alla riproduzione, per poi arrivare nel 1998 in quelli dove si tengono galline ovaiole. Oggi la macellazione obbligatoria dei capi in caso di salmonellosi è stata revocata, ma la vaccinazione continua ad essere fatta a tutti gli animali.
Il merito è anche di un sistema di certificazione chiamato Lion Quality Code of Practice, che permette di stampare sulle uova il marchio Lion. Per ottenere la certificazione, le galline devono essere vaccinate e tracciabili lungo tutta la filiera, così come le uova e i mangimi. Le uova, inoltre, devono riportare la data entro la quale è meglio che siano consumate e i produttori devono accettare controlli di igiene nelle fasi di packaging. Nonostante i rigidi protocolli da rispettare per avere il logo, oggi l’85% delle uova inglesi ha il marchio Lion e, anche per questo, i casi di salmonella tra gli uomini sono scesi notevolmente.
L’incidenza delle infezioni da salmonella è crollata: si è passati da 1,6 casi ogni mille abitanti nel periodo tra il 1993 e il 1996, a 0,2 casi nel biennio 2008-2009. Nel 2010 i casi di salmonellosi confermati da analisi di laboratorio sono stati 459, contro gli oltre 18.000 del 1993.


Ministero della Salute: relazione 2012 sul Sistema di Allerta

È on line, nel sito del Ministero della Salute, la relazione annuale sul Sistema di Allerta Rapido per alimenti e mangimi (RASFF) 2012. L’Italia, insieme alla Gran Bretagna, è risultata il primo Paese membro per numero di segnalazioni inviate alla Commissione Europea, dimostrando, come negli anni passati, un’ intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 517 notifiche (pari al 15%). Dopo l’Italia vi è la Germania (359), seguite da Francia, Spagna, Polonia ed Olanda.

30 gennaio 2013

Un caso di encefalite da tick borne virus – ospedale di Senigallia

Il Ministero della Salute segnala un caso di encefalite da tick borne virus in un bambino di 5 anni, ricoverato presso l’ospedale di Senigallia. Inizialmente al bambino era stata sospettata una reazione avversa da farmaco in quanto,  in seguito alla somministrazione di una supposta di domperidone per vomito, aveva manifestato discinesie e distonie che interessavamo il volto, i muscoli del viso, con difficoltà alla deglutizione forzata, crisi extrapiramidali e fotofobia (3 ottobre 2012).
Anamnesi completamente negativa: buona salute fino al giorno precedente quando, in occasione dell'episodio iperpiretico e al vomito, è stata somministrata 1 supposta di domperidone.
Al follow up, eseguito con estrema difficoltà e tardivamente per difficoltà di contatto telefonico, è emersa una diagnosi di Encefalite da tick borne virus (confermata dal laboratorio) attualmente in risoluzione con lievi sequele neurologiche (problemi alla deambulazione).

Allerta in Europa per il formaggio francese con Listeria venduto in 12 Paesi

Il 28 dicembre 2012, il Ministero delle politiche agricole francese ha diramato un'allerta alimentare per la presenza di Listeria monocytogenes in alcuni formaggi bovini, ovini e caprini prodotti dalla società francese Fromagerie de Jussac. I formaggi sono stati venduti in diverse catene di supermercati dal 31 ottobre al 26 dicembre 2012 .
Il formaggio è stato esportato in 12 Paesi compresa l'Italia (Andorra, Austria, Belgio, Francia Germania, Libano, Spagna, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Vietnam).
La segnalazione è stata diffusa anche attraverso il sistema di allerta europeo, questo vuol dire che tutti i Paesi interessati hanno ricevuto la notizia e si sono attivarti immediatamente per verificare che il produttore abbia ritirato il formaggio dagli scaffali di tutti i punti vendita, informando i consumatori.
Nella realtà, le cose sono andate diversamente. La Svizzera e il Lussemburgo, che non sono stati coinvolti direttamente nel richiamo, hanno diramato in modo tempestivo l'allerta. La notizia è stata rilanciata anche dalla televisione RSI e la rete di supermercati Migros ha annunciato il ritiro del prodotto dagli scaffali. In Belgio la notizia è stata diffusa, lo stesso giorno, dall'Agenzia federale per la sicurezza della catena alimentare. Il comunicato riporta una nota della società Dupont che informa di avere ritirato il prodotto e di avere avviato il richiamo dei lotti e invita i cittadini a non consumare il formaggio venduto nei supermercati Carrefour del Belgio. Nel comunicato del 4 gennaio 2013 si precisa la scadenza dei lotti prevista per il 13 febbraio 2013. Anche in Germania l'allerta è stata diramata in rete.
In Italia di solito tutto tace, ma non bisogna meravigliarsi. Il Ministero della Salute, contrariamente a quanto si fa in altri Paesi, non diffonde queste notizie. Le catene di supermercati che dovrebbero per legge informare i clienti, raramente diramano le allerte e, solo in casi eccezionali, provvedono ad appendere dei cartelli per avvisare la clientela nei negozi. Anche i produttori in genere "dimenticano” di avvisare i clienti.
C'è da chiedersi perchè il sistema di allerta europeo (Rasff) funzioni in un certo modo per i cittadini francesi, belgi e tedeschi e in un altro modo per gli italiani. La domanda forse merita qualche risposta da parte delle catene di supermercati, che raramente avvisano i consumatori quando ritirano dagli scaffali prodotti soggetti ad allerta. Forse qualche risposta dovrebbe darla anche il Ministero che si ostina a portare avanti una politica non proprio trasparente per cui l'avviso in rete viene diffuso solo 3-4 volte l'anno a fronte di decine di segnalazioni.
In questo caso Carrefour ha deciso di cambiare approccio e, di fronte ad un'allerta che ha coinvolto mezza Europa, il 4 gennaio 2013, ha pubblicato sulla pagina del sito una nota, per spiegare che è in corso un ritiro e un richiamo del formaggio. Nei punti vendita interessati, a partire dal 28 dicembre è stato ritirato il prodotto dagli scaffali e sono stati appesi dei cartelli per avvisare la clientela, invitandola a restituire il formaggio per il rimborso.

Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/allerta-rasff-jussac-formaggio-carrefour.html

Il nuovo virus "simil sars" può saltare tra le specie più volte

Gli scienziati perfezionano l'identikit del nuovo coronavirus che sta allarmando gli epidemiologi di tutto il mondo, dopo essere stato rilevato in Medio Oriente. Il virus simil-Sars - che finora secondo i dati di laboratorio ha infettato nove persone causando cinque decessi - utilizza recettori diversi rispetto alla Sars e puo' infettare una serie di animali oltre all'uomo: dai pipistrelli ai maiali. Questo, secondo i ricercatori dell'University of Bonn Medical Center (Germania), significa che il patogeno puo' facilmente passare dagli animali all'uomo più volte e in questi 'salti' mutare lievemente per adattarsi meglio al nuovo ospite.
Lo studio, pubblicato su 'mBio', mette in luce alcune caratteristiche del nuovo virus. "E' strettamente imparentato alla Sars e dal punto di vista clinico provoca le stesse malattie", dice Christen Drosten, primo autore della ricerca. Ma i due microrganismi non usano gli stessi recettori per penetrare nelle difese degli 'ospiti'. "Il nuovo virus non utilizza Ace2 come la Sars", assicura lo studioso. Questo lascia aperta la possibilità che il coronavirus mediorientale sia più contagioso. Indagando poi sulle specie vulnerabili al patogeno, gli studiosi hanno visto che questo e' in grado di reinfettare i pipistrelli dopo essere passato all'uomo e di contagiare anche le cellule dei maiali. Una caratteristica peculiare, secondo gli studiosi, che continuano a indagare sul virus.

Fonte: Adnkronos salute

Salmone affumicato: il problema Listeria

Il problema del salmone affumicato si chiama Listeria monocytogenes, particolarmente pericolosa per donne in gravidanza, persone immunodepresse, bambini piccoli e anziani. La trasmissione avviene principalmente per via alimentare parchè il batterio può essere presente nel pesce crudo in salamoia e affumicato e sopravvive tranquillamente alle temperature del frigorifero. Negli ultimi anni diverse partite di salmone affumicato e fresco sono risultate contaminate. L’ultima allerta risale al 12 ottobre 2012, quando è stata rinvenuta in una lotto proveniente dalla Danimarca.
La Listeria viene rapidamente inattivata a 70° C, dopo circa 10 secondi. Secondo uno studio pubblicato nel 2009 dal Journal of Food Science, affumicare il salmone a temperature adeguatamente elevate è un modo efficace per ridurre il rischio di Listeria nel pesce. Di conseguenza, le confezioni di salmone affumicato che riportano la dicitura “affumicato a caldo” (“hot smoked salmon”) offrono un’ottima garanzia, mentre il salmone selvatico dell’Atlantico o del Pacifico e il salmone d’allevamento, sottoposti ad affumicatura a freddo, restano comunque a rischio.
La situazione in Italia: purtroppo nel nostro paese, quasi tutto il salmone commercializzato è affumicato a freddo (circa 30° C), l’affumicatura a caldo dà al pesce un colore e un sapore particolare che da noi è poco apprezzato, a differenza di quanto accade nel Nord Europa.
Il secondo elemento di criticità, anche se di rilievo minore, riguarda l’Anisakis. Le larve di Anisakis simplex sono spesso presenti in prodotti ittici crudi (preparazioni con aceto o limone, sushi o sashimi) o non sufficientemente cotti, com’è il caso dei pesci affumicati. Come ospite intermedio, l’Anisakis è presente più di 100 specie di pesci comunemente consumati, tra cui salmone, tonno, sardina, acciuga, merluzzo, nasello, sgombro, triglia, pesce San Pietro. Una ricerca giapponese realizzata dall’Ocean Research Institute dell’Università di Tokyo nel 2000, dimostra la maggior frequenza del nematode nei salmoni selvatici rispetto a quelli di allevamento, molto più sicuri dei precedenti.  Marinatura, salatura e affumicatura a freddo non hanno alcun effetto sull’Anisakis e l'infezione può essere prevenuta solo grazie alla cottura a temperature superiori a 60° C per 10 minuti oppure congelamento a -20° C per 24 ore. Nei paesi dell'Unione Europea la normativa CE 853/2004 impone il congelamento dei prodotti ittici a -20° C per almeno 24 ore in modo da inattivare le larve e questo trattamento è obbligatorio nel caso del salmone affumicato a freddo e del salmone venduto come sushi e sashimi.

Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/rischi-salmone-affumicato-listeria.html

Trichinella in Spagna

Trichinella è stata isolata in alcuni cinghiali in Spagna nei comuni di Banarraba, Gaucine della regione dell’Andalusia. Rimane alta la preoccupazione per le famiglie che generalmente consumano la carne di tali animali. E’ stato stabilito di intensificare le misure di controllo, testando tutti i cinghiali abbattuti nell’attività venatoria.

Fonte: ProMed-Mail del 9 dicembre 2012

Trichinellosi umana – un focolaio in Italia nella provincia di Lucca

Sui media è comparsa la notizia di un’epidemia di trichinellosi che ha coinvolto 26 persone tra cacciatori e le rispettive famiglie nella provincia di Lucca. L’epidemia è stata determinata dal  consumo di salsicce di cinghiale cacciato (http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2013/2-gennaio-2013/mangiano-salsicce-crude-cinghiale-ventisei-casi-trichinellosi-2113378663212.shtml).
A tutt’oggi non sono disponibili dati ufficiali,  né informazioni più dettagliate.  E’ certo che la corata (polmone, fegato, cuore) e un frammento di muscolo di cinghiali selvatici abbattuti, devono essere portati al mattatoio locale per la visita ispettiva post-portem e per la ricerca di larve di Trichinella.
In Europa è in corso un confronto tra esperti dell’EFSA (European Food Safety Authority) sulla revisione e semplificazione dei metodi di ispezione delle carni. Questa epidemia, come afferma il Prof. Beniamino Cenci Goga dell’Università di Medicina Veterinaria di Perugia ed esperto EFSA, coinvolto nella revisione dei metodi ispettivi che ha segnalato i casi a ProMed-Mail, rileva la massima importanza della visita ispettiva post-mortem e del campionamento per la tutela della salute pubblica.


Fonte: ProMed-Mail del 4 gennaio 2013

14 gennaio 2013

La formazione nelle Marche continua...

Il Gruppo di lavoro che sta coordinando il Progetto Zoonosi è impegnato da alcuni mesi in eventi formativi sulla sorveglianza delle zoonosi. Si prevede di raggiungere tutte le aree vaste dell'ASUR Marche entro i primi mesi del 2013. Si sono già tenuti corsi a Jesi (AV 2) e Fermo (AV 4), mentre sabato 12 gennaio è stata la volta di Fano (AV 1).
Nelle prossime settimane il materiale di tutti i corsi svolti sarà pubblicato nel sito Veterinaria e Sicurezza Alimenti della Regione Marche.
Qui inseriamo i link di alcuni degli interventi presentati nel mese di settembre 2012 a Jesi.

- Capezzone G. - Zoonosi: le dimensioni del problema

- Cimini D. e Duranti A.- La sorveglianza delle zoonosi: Il Progetto CCM e il Piano Regionale della Prevenzione

- Schimizzi A.M. - Approfondimenti clinici su alcune zoonosi ed arbovirosi

- Pauri P. - Il ruolo del laboratorio di Microbiologia nella diagnosi delle zoonosi

- Bagnarelli P. e Marinelli K. - La Sorveglianza delle Meningoencefaliti virali estive

8 gennaio 2013

Formazione a Fano

Sabato 12 gennaio continua nelle Marche la formazione sulla sorveglianza delle zoonosi promossa nel contesto del progetto CCM “Sorveglianza delle Zoonosi“, principalmente incentrato sulla promozione delle attività formative.

L’incidenza delle zoonosi è in crescita, in tutto il mondo, a causa di una serie di fattori tra i quali i cambiamenti climatici, l'incremento dei viaggi e dello scambio di merci. Tali fattori sono la causa anche della ricomparsa di malattie non zoonotiche, debellate in Italia da anni, come la malaria. A fronte di tale complessa problematica, è evidente la necessità di incrementare le attività di sorveglianza su tutto il territorio e i percorsi di collaborazione interdisciplinare. In un campo complesso, come quello delle zoonosi, il sapere clinico e quello epidemiologico devono crescere su un percorso condiviso.  Si ritiene infatti che, soltanto da percorsi integrati tra il Dipartimento di Prevenzione, l’Ospedale e il Territorio, possa derivare la tempestiva rilevazione dei potenziali rischi per la salute umana; per questo motivo il Progetto CCM .

Appuntamento dunque, per tutti gli iscritti, a Fano, Centro Pastorale Diocesano, sabato 12 gennaio 2013 dalle ore 8.30 alle 14.

(per ulteriori informazioni inviare e-mail a formazione.asurzt3@sanita.marche.it)