28 maggio 2014

Epatite A: EFSA ed ECDC forniscono un aggiornamento della propria valutazione rapida del focolaio infettivo

Da Gennaio 2013 ad oggi, sono stati segnalati oltre 1 300 casi di Epatite A in undici Stati Membri con 240 casi confermati collegati al focolaio in atto.
Inizialmente il focolaio è stato associato con persone che avevano effettuato un viaggio in Italia. Tuttavia sette Stati membri, cioè Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito hanno riferito casi di infezioni in persone che non si erano recate in Italia.
Indagini preliminari avevano individuato nei frutti di bosco surgelati la fonte più probabile dell’infezione. Vengono ora prese in considerazione altre ipotesi come la contaminazione crociata avvenuta nell'ambiente di produzione degli alimenti o il fatto che il ceppo responsabile dell’infezione, benché già diffuso, non fosse stato rilevato.
L'EFSA coordinerà le indagini sulla tracciabilità a monte delle materie prime, coadiuvata dagli Stati membri interessati, dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), dalla Commissione europea e dall'Istituto federale per la valutazione dei rischi (BfR ).
 

Echinococcosi negli ovini, un vaccino per combatterla

Dai dati del Cenre (Centro Nazionale di Referenza per l’Echinococcosi), dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna, l’Echinococcosi nell’isola colpisce l'uomo quasi sette volte più che nella penisola. L'analisi dei dati relativi ai ricoveri ospedalieri degli ultimi dieci anni ha evidenziato che ogni anno in Sardegna si verificano 7,6 casi ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 1,7 casi per 100.000.
La Sardegna, con circa 11.000 allevamenti ovini, rappresenta un serbatoio importante per il mantenimento del ciclo del parassita. In un recente studio epidemiologico condotto dal Centro di referenza dell'Istituto zooprofilattico, infatti, è emerso che il 95% degli allevamenti sono risultati positivi per l'echinococcosi con il 49% dei capi infestati.
Contro l'echinococcosi cistica in campo un piano di intervento che preveda l'uso di un vaccino per gli ovini che rappresentano gli ospiti intermedi e che viene già ampiamente utilizzato in Australia, Nuova Zelanda, Cina e Sud America. Si tratta di una profilassi di nuova generazione che, sicuramente, rappresenta un innovativo strumento efficace di lotta contro questa zoonosi e rafforzerebbe le strategie attualmente a disposizione

Fonte: http://www.izs-sardegna.it/

USA: gli otto cibi che consumati crudi sono ritenuti più a rischio

Negli Stati Uniti, la diffusione della tendenza a consumare cibo crudo, perché ritenuto più sano e nutriente, sta sollevando preoccupazioni da parte del mondo sanitario. Questi alimenti possono contenere agenti patogeni, che vengono distrutti solo dal calore della cottura. Utilizzando la banca dati online dei Centers for Disease Control (CDC), il Washington Post ha pubblicato una tabella con gli otto alimenti a maggior rischio, se consumati crudi o poco cotti. 
La tabella si riferisce al periodo 1998-2011 e riporta, per ogni alimento, gli agenti patogeni riscontrati, i focolai d’intossicazione alimentare registrati, il numero delle persone che si sono ammalate, di quelle ricoverate in ospedale e di quelle decedute. Per ogni cibo viene anche suggerita una soluzione per prevenire o evitare il problema.
1)   Latte crudo: E. coli O157:H7, Campylobacter, Salmonella e Listeria; 102 focolai d’intossicazione alimentare; 1606 persone ammalate con 92 ricoveri. (Suggerimento: pastorizzazione);
2)   Formaggi freschi a base di latte crudo: Listeria; 15 focolai d’intossicazione alimentare; 191 ammalati, 48 ricoverati e 2 morti. (Suggerimento: consumare solo quelli prodotti con latte pastorizzato);
3)   Uova crude o poco cotte: Salmonella; 110 focolai d’intossicazione alimentare; 4.246 ammalati, 190 ricoveri e 1 decesso. (Suggerimento: utilizzare uova pastorizzate negli alimenti che non verranno cotti);
4)   Carne macinata cruda o poco cotta: E. coli O157:H7 e Salmonella; 320 focolai d’intossicazione alimentare; almeno 3.585 malati, 457 ricoveri e 8 morti. (Suggerimento: cuocere fino a quando la temperatura interna raggiunge i 71° C);
5)   Ostriche: Vibrio vulnificus e Vibrio parahamolyticus; 124 focolai d’intossicazione alimentare; 1401 persone malate con 40 ricoveri. (Suggerimento: la pastorizzazione ad alta pressione mantiene le ostriche vivo ma uccide i batteri. Cuocere fino a che si aprono i gusci e scartare le ostriche che rimangono chiuse);
6)   Frutta con guscio: Salmonella, E. coli O157:H7; 14 focolai d’intossicazione alimentare; 1.700 malati, 314 ricoveri e 10 decessi. (Suggerimento: pastorizzazione, la tostare, scottare o bollire);
7)   Spinaci:  E. coli O157:H7; 5 focolai d’intossicazione alimentare; 302 malati, 113 ricoveri e 6 decessi. (Suggerimento: acquistare spinaci non tagliati. Lavare accuratamente prima di tagliare perché E. coli, se presente, può essere intrappolato all’interno delle foglie al momento del taglio. Cuocere prima di mangiare);
8)   Semi germogliati: E. coli O157:H7; 43 focolai d’intossicazione alimentare; 1.384 malati, 135 ricoveri e 1 decesso. (Suggerimento: irradiare con raggi gamma i semi prima che germoglino. Cuocere i germogli

Fonte: http://www.alimenti-salute.it/notizie.php?idnotizia=908

27 maggio 2014

OMS - Piano strategico per la sicurezza alimentare 2013-2022

L’Oms ha pubblicato il piano strategico per la sicurezza alimentare per gli anni 2013-2022. Il documento fornisce i presupposti  per intervenire sui temi prioritari della sicurezza alimentare e delle zoonosi di origine alimentare e prende in esame la sicurezza alimentare in tutti i suoi aspetti, a partire dall’approccio “dal campo alla tavola”.L’OMS individua 3 direzioni strategiche, connesse le une alle altre ed articolate in obiettivi e attività dettagliate, per realizzare la missione generale di ridurre l’incidenza delle malattie di origine alimentare, per rafforzare la sicurezza sanitaria e per garantire lo sviluppo sostenibile dei Paesi Membri:
1) fornire le basi scientifiche per le misure da prendere lungo tutta la catena alimentare al fine di ridurre i rischi sanitari di origine alimentare;
2) migliorare la collaborazione multisettoriale e multidisciplinare a livello nazionale ed internazionale
3) fornire assistenza per favorire lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi nazionali per la sicurezza alimentare basati sull’analisi del rischio.
Il piano decennale sarà sottoposto a revisione nel 2018-2019.

Fonte: www.who.int

Ritiri e rischi alimentari in Europa: il bilancio del primo trimestre 2014. L’Italia è il paese che fa più segnalazioni e l’ottavo per le irregolarità

La Relazione sul sistema di allerta alimentare europeo (Rapid Alert System for food and feed, RASFF) relativa al primo trimestre 2014, con le sue 787 notifiche, evidenzia un buon livello del sistema di controllo comunitario che ha consentito di individuare e togliere tempestivamente dal mercato prodotti non idonei al consumo e mangimi destinati agli animali.
Negli ultimi 15 anni c’è stato un progressivo potenziamento del RASFF che ha portato ad un incremento delle segnalazioni fino al 2011 (474 nel 2000, 2.625 nel 2004 e 3.721 nel 2011). Dal 2012, invece, il numero delle segnalazioni è in diminuzione  (3.436 nel 2012 , 3.136 nel 2013, 787 nel primo trimestre del 2014).
Da sempre l’Italia si conferma al primo posto fra i paesi che segnalano le irregolarità (135 nel primo trimestre del 2014, 97 Germania e 84 Regno Unito) mentre si è collocata all’ottavo posto fra i paesi che vengono segnalati perché esportano prodotti irregolari segnalati al Rasff.
I principali problemi sono stati riscontrati nei prodotti della pesca (136 notifiche) seguiti dalle partite di frutta e vegetali (110 notifiche) e da problematiche microbiologiche (191 non conformità), prevalentemente dovute a Salmonella, Norovirus, E. Coli e Listeria monocytogenes. Tra i contaminanti chimici le maggiori irregolarità riguardano le micotossine e i residui di pesticidi. Rispetto al primo trimestre 2013 sono in aumento le irregolarità per i mangimi destinati agli allevamenti e i materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti.