8 marzo 2013

Allo studio un vaccino per la leishmaniosi umana

Il rischio di reintroduzione di alcune malattie esotiche portate da vettori in Europa è diventato un argomento di attualità. Focolai di leishmaniosi sono stati riscontrati recentemente in tutti i paesi del sud dell'Europa, con 700 casi tra gli esseri umani autoctoni riportati ogni anno (3950 se si include la Turchia).
La leishmaniosi è una malattia diffusa dalla puntura del flebotomo femmina. I sintomi della leishmaniosi cutanea comprendono: difficoltà respiratorie, infiammazioni cutanee che possono diventare ulcere della pelle, naso tappato, diarrea, febbre, vomito e affaticamento, per citarne solo alcuni. La morte sopraggiunge per altre complicazioni da altre infezioni piuttosto che per la malattia stessa. La malattia si diffonde a causa di diversi fattori di rischio, uno dei quali è il clima. Le attuali strategie di cura comportano vari farmaci, l'uso dei quali è collegato allo sviluppo della resistenza. Inoltre tali cure sono di solito piuttosto costose rispetto alla reale ricchezza delle nazioni colpite.
Per risolvere questo problema, un consorzio internazionale di sette partner formato da paesi delle aree endemiche ha affrontato la questione attraverso il progetto RAPSODI. Il progetto è finanziato dall'UE nell'ambito del programma HEALTH-2007-2.3.4-2 del Settimo programma quadro (7º PQ) con lo scopo di sviluppare un vaccino sicuro ed efficace che generi una risposta immunitaria ampiamente protettiva contro la maggior parte di tutte le specie di leishmania che causano la leishmaniosi in tutto il mondo. Un vaccino unico sarebbe così in grado di proteggere le persone a rischio dai vari fenotipi clinici (e cioè la leishmaniosi viscerale, cutanea e mucocutanea, LV, LC e LM rispettivamente).
Inoltre, il progetto RAPSODI ha proposto di determinare tutte le relative misure necessarie per i successivi test clinici, come la selezione dei pazienti eleggibili e la valutazione dell'efficacia del vaccino. Anche se il vaccino umano non sembra pronto per il momento, il progetto è riuscito a creare un protocollo comune per la diagnostica della malattia, favorendo una visione comune del problema globale della leishmaniosi che prende allo stesso tempo in considerazione le specificità regionali. Il progetto ha rinforzato la comunità di ricerca, sviluppando capacità dei Paesi e scientifiche nell'ambito della ricerca sullo sviluppo del vaccino per il controllo della leishmaniosi.

Fonte: www.fp7-rapsodi.eu/  

Le verdure battono i frutti di mare per intossicazioni alimentari

Uno studio dei Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta conferma che le verdure sono la prima fonte di intossicazione alimentare. Lo studio pubblicato su Emerging Infectious Diseases rivela che negli Usa il primato per i casi intossicazione spetta ai vegetali, con 9,6 milioni di casi tra 1998 e 2008 e 1.500 morti. A molta distanza i frutti di mare: i mitili, spesso sul banco degli imputati, in realtà sono meno pericolosi di spinaci e lattuga. Sul totale, rappresentano solo il 3,4% delle tossinfezioni alimentari.
Le cause: “La maggior parte delle contaminazioni è dovuta a norovirus presenti durante la produzione, mentre le infezioni più presenti nel pollame sono quelle da salmonella e listeria”, spiegano i ricercatori analizzando i dati del mercato americano. Le verdure a foglia larga rappresentano il 23% di tutti i casi sanitari, seguite da latticini, frutta e pollame. La carne pollo, per i dati Usa, è invece la prima responsabile di mortalità per cause alimentari: 19% dei casi.

Fonte: http://wwwnc.cdc.gov/eid/

Malattie tropicali: la Dengue è la più pericolosa

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato il II rapporto sulle malattie tropicali neglette che evidenzia i progressi senza precedenti raggiunti nel corso degli ultimi due anni con riferimento a 17 malattie fra cui Dengue, Rabbia, Malattia di Chagas, Leishmaniosi, Echinococcosi. Lancia anche l'allarme: la più pericolosa è la Dengue.
In forte crescita sul pianeta la malattia potrebbe aver gia' infettato 50 milioni di persone in tutto il pianeta ed ha, afferma l’OMS, le potenzialità per diventare pandemica. La malattia e' trasmessa da un virus che 'viaggia' con alcune specie di zanzare e la diffusione e' facilitata dal movimento di persone e beni, soprattutto piante di bambù e copertoni usati, oltre che dalle inondazioni legate ai cambiamenti climatici.
Nel 1950 la malattia era diffusa solo in pochi paesi, sottolinea l'agenzia Onu, mentre ora sono 125 le nazioni che hanno riportato casi e lo scorso anno si e' avuto il primo grande focolaio europeo, sull'isola portoghese di Madeira: "I casi segnalati sono 2 milioni - si legge nel comunicato - ma sono molti meno di quelli che in realtà si sono avuti. Le nostre stime parlano di 50 milioni di persone infettate ogni anno, mentre per alcune analisi indipendenti sono addirittura 100".
Analizzando i progressi nel controllo delle singole malattie, il documento indica come obiettivo progressivo l'eliminazione o eradicazione delle malattie tropicali neglette entro il 2020; sottolinea la necessità di lavorare a stretto contatto con il settori dell'istruzione, l'agricoltura e la sanità pubblica veterinaria nei programmi di controllo delle malattie.

Fonte OMS: 18.01.2013

World Malaria Report 2012 – Organizzazione Mondiale della Sanità

Lo scorso dicembre, come tutti gli anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato  il “World Malaria Report 2012” che raccoglie i dati epidemiologici, relativi al 2011, da 103 Paesi in cui la malaria è ancora endemica, aggiornando così quelli del rapporto 2011 (dati 2010).
Il rapporto 2012 non presenta significative differenze rispetto al precedente: la malaria è in fase di eliminazione o pre-eliminazione solo in pochi Paesi a clima temperato e/o dove è prevalente, se non esclusiva, la presenza del vettore Plasmodium vivax. Viceversa la situazione risulta sostanzialmente stabile nei Paesi a clima tropicale o subtropicale dove i livelli di endemia sono alti, con una stima di circa 250 milioni di nuovi casi e oltre 600 mila decessi, per la gran parte concentrati nel continente africano. Quindi dopo i successi che hanno caratterizzato la prima decade del nuovo secolo, ora la lotta contro la malaria sembra segnare il passo. Questo è dovuto al repentino calo dei finanziamenti internazionali nell’ultimo biennio (2011-2012). La somma resa disponibile per la prevenzione e il controllo della malaria nel 2011, infatti, è stata pari a 2,3 miliardi di dollari, meno della metà di quanto stimato come annualmente necessario per avvicinarsi ai forse troppo ambiziosi obbiettivi posti dall’Oms per il 2015:

  • abbattimento del tasso di mortalità a livelli vicini allo zero in tutte le aree di endemia;

  • riduzione del 75% del numero di casi annui rispetto ai valori del 2000;

  • eliminazione della malaria dalla Regione Europea dell’Oms e da ulteriori 10 Paesi rispetto al 2008;

  • avere almeno buone speranze di raggiungerli effettivamente nel 2020.
Fonte: Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate, Mipi-Iss

Anisakidae: valutazione del rischio ed indicazioni operative per i controlli ufficiali alla luce del quadro normativo

Il problema dell'infestazione di parassiti del genere Anisakis nei prodotti della pesca è stato più volte, negli ultimi anni, oggetto di attenzione da parte dei media a seguito di notevoli quantitativi di prodotti ittici sequestrati dagli organi di controllo in varie parti d'Italia. Dal nostro Paese, inoltre, vengono la maggior parte delle segnalazioni di allerta sulla problematica a livello Europeo. Al fine di disporre di un documento che indichi gli effettivi rischi per la salute dei cittadini collegati alla presenza di Anisakis nei prodotti e che sia in linea con le normative in vigore per il settore, i Medici Veterinari di alcune ASL del Piemonte in collaborazione con esperti dell’Università e dell’Istituto Zooprofilattico, hanno realizzato il documento “Anisakidae: valutazione del rischio e indicazioni operative per i controlli ufficiali alla luce del quadro normativo.
Leggi l’articolo: “Anisakidae: valutazione del rischio e indicazioni operative per i controlli ufficiali alla luce del quadro normativo”

Fonte: Ce.I.R.S.A Centro Interdipartimentale di Ricerca e Documentazione per la Sicurezza Alimentare 29 gennaio 2013

Latte crudo: pubblicate in Gazzetta le regole per la salute

E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2013, in attuazione del Decreto Sanità, il Decreto della Salute 12 dicembre 2012 "Informazioni obbligatorie e misure a tutela del consumatore di latte crudo o crema cruda".
Il decreto stabilisce che:
- l'operatore del settore alimentare che immette sul mercato latte crudo o crema cruda destinati all'alimentazione umana diretta deve riportare sulla confezione del prodotto o in etichetta la dicitura: «prodotto da consumarsi previa bollitura»;
- l'operatore del settore alimentare che utilizza distributori automatici per la vendita diretta di latte crudo deve:
a) riportare in maniera chiara e visibile sul frontale del distributore automatico, in rosso e con caratteri di almeno 4 centimetri, la dicitura: «prodotto da consumarsi previa bollitura»;
b) indicare in maniera chiara e visibile la data di mungitura del latte e la data di scadenza dello stesso, che non deve superare i tre giorni dalla data di mungitura;
c) escludere la disponibilità di contenitori destinati al consumo in loco del prodotto.

- Nel caso in cui il distributore di cui al comma 1 disponga di un sistema di imbottigliamento, detti contenitori dovranno riportare in etichetta le indicazioni di cui alle lettere a) e b) con caratteri di almeno un centimetro e di colore rosso.

Nuovo Piano di controllo sull'echinococcosi in Sardegna

Un approccio innovativo che punta ad eradicare l’echinococcosi cistica mediante l’uso sperimentale di un vaccino sugli ovini dell’Isola. La Giunta Regionale ha accolto la proposta dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna (IZS) e ha approvato il nuovo Piano di controllo dell'echinococcosi, una malattia trasmissibile dagli animali all’uomo. L’intervento prevede una prima fase di sperimentazione di due anni in una “zona pilota” (territori di competenza delle Asl di Nuoro, Olbia e Sassari che ospitano il 17% del patrimonio ovino sardo), da affiancare alle tecniche tradizionali di formazione sanitaria, prevenzione, contrasto della macellazione clandestina, corretto smaltimento delle carcasse, lotta al randagismo ed estensione dell’anagrafe a tutta la popolazione canina rurale. I risultati ottenuti serviranno per estendere gli interventi su tutto il territorio regionale.
IMPATTO ECHINOCOCCOSI. In Sardegna l’echinococcosi cistica, nonostante le numerose campagne di controllo attuate negli ultimi 50 anni, è ancora endemica, con un notevole impatto sanitario, sociale ed economico. Dal 2001 al 2010 sono stati registrati 1502 ricoveri con un tasso medio annuo di 6,5 pazienti ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 2,4 casi per 100.000 abitanti (dati Ministero della Salute 2001-2005). I picchi più alti sono stati registrati nella Provincia di Nuoro, dove il tasso medio annuo è di 12,2 pazienti/100.000 abitanti. Il costo diretto medio per un caso di echinococcosi cistica in Sardegna è stato valutato in circa 6 mila euro per una spesa di 7 milioni di euro negli ultimi dieci anni. A questo vanno aggiunte le perdite economiche per il settore zootecnico, che, a causa della patologia, registrano un calo di produzione del latte del 5%.
L'adozione del nuovo Piano è stata sostenuta dal Ministero della Salute, dalla Regione e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità

Fonte: Istituto Zooprofilattico della Sardegna (IZS)

Addio Salmonella: i protocolli inglesi e le uova certificate ne hanno ridotto notevolmente la diffusione

Ogni anno in Europa si registrano poco meno di sei milioni di casi di infezioni da Salmonella. La questione non è banale, il batterio che si trasmette nella catena alimentare, principalmente attraverso uova, derivati del latte, carne di pollo, manzo o suino, provoca diversi disturbi quali: diarrea, disidratazione, febbre, dolori addominali e vomito.
Cosa fare per contenere i focolai di infezione e arginare il numero di Salmonelle circolanti? Una possibile risposta viene dalla Gran Bretagna, dove tra il 1981 e il 1991 si è registrato un aumento record dei casi (170%), a causa di un’epidemia di Salmonella Enteritidis che ha raggiunto la massima espansione nel 1993. Da quel momento è scattato un piano di interventi, che ha portato a una drastica riduzione delle infezioni tra i polli e anche tra gli uomini. Come hanno raccontato gli esperti dell’Università di Liverpool, che hanno appena pubblicato un resoconto su Clinical Infectious Diseases, le misure comprendevano un rigido controllo della movimentazione dei polli e della loro carne, la macellazione obbligatoria di tutti gli animali degli allevamenti dove si riscontrava un’infezione, la loro disinfezione e la vaccinazione specifica volontaria. Questa iniziativa è stata incentivata dal governo ed è iniziata nel 1994 negli allevamenti adibiti alla riproduzione, per poi arrivare nel 1998 in quelli dove si tengono galline ovaiole. Oggi la macellazione obbligatoria dei capi in caso di salmonellosi è stata revocata, ma la vaccinazione continua ad essere fatta a tutti gli animali.
Il merito è anche di un sistema di certificazione chiamato Lion Quality Code of Practice, che permette di stampare sulle uova il marchio Lion. Per ottenere la certificazione, le galline devono essere vaccinate e tracciabili lungo tutta la filiera, così come le uova e i mangimi. Le uova, inoltre, devono riportare la data entro la quale è meglio che siano consumate e i produttori devono accettare controlli di igiene nelle fasi di packaging. Nonostante i rigidi protocolli da rispettare per avere il logo, oggi l’85% delle uova inglesi ha il marchio Lion e, anche per questo, i casi di salmonella tra gli uomini sono scesi notevolmente.
L’incidenza delle infezioni da salmonella è crollata: si è passati da 1,6 casi ogni mille abitanti nel periodo tra il 1993 e il 1996, a 0,2 casi nel biennio 2008-2009. Nel 2010 i casi di salmonellosi confermati da analisi di laboratorio sono stati 459, contro gli oltre 18.000 del 1993.


Ministero della Salute: relazione 2012 sul Sistema di Allerta

È on line, nel sito del Ministero della Salute, la relazione annuale sul Sistema di Allerta Rapido per alimenti e mangimi (RASFF) 2012. L’Italia, insieme alla Gran Bretagna, è risultata il primo Paese membro per numero di segnalazioni inviate alla Commissione Europea, dimostrando, come negli anni passati, un’ intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 517 notifiche (pari al 15%). Dopo l’Italia vi è la Germania (359), seguite da Francia, Spagna, Polonia ed Olanda.